Sulla Metro

Quello li mi guarda con troppa insistenza.

Quegli occhi mi penetrano come una lama, sembra voglia divorarmi.

Alzo il volume del lettore mp3, piego la testa mentre il rumore della metro si fa più assordante (sono a metà circa della tratta). Rialzo timidamente gli occhi e lui è ancora li, fisso, mi guarda.

Ora basta, vado a chiedergli cosa ha da guardare, non sono certo una che si fa intimidire da uno sconosciuto.. aspetta, no, meglio ignorarlo, io sono sola e qui dentro non vedo nessuno che possa prendere le mie difese, dovesse rendersi necessario.

Mi sposto, con evidente sorpresa della mia anziana vicina, proprio mentre questa, signora perbene e di buongusto, mi fa notare l’abbigliamento un po’ bizzarro del nostro dirimpettaio, scarpe da tennis e giacca scura.

Anche la carrozza adiacente è semivuota ma almeno ho preso le distanze da quel tipo sospetto. Ormai è troppo lontano perchè possa ancora fissarmi.

Ormai sono quasi arrivata.

Abbasso il volume del lettore dato che il rumore esterno si è ridotto e mi avvicino alla porta scorrevole. Anche il tipo losco si alza e si dirige verso la porta della sua carrozza. Ora non mi fissa più, ha in mano un cellulare.

Io apro la borsetta, prendo lo specchietto e mi sistemo i capelli, poi un filo di fondotinta e di rimmel, appoggiata al palo davanti alla porta della metro che sta per aprirsi. bastano solo 3 secondi e Jessica potrà essere fiera di me, la sua sorellina.

Lei sarà di certo in gran forma per l’imminente matrimonio ed io non voglio essere da meno. Poi ha detto che forse sarebbe arrivata col mio futuro cognato, per farmelo finalmente conoscere, ed io voglio fare e farle fare una bella figura.

Si apre la porta della metro, tolgo gli auricolari come una diva di Hollywood, mi dirigo verso l’uscita e vedo Jessica, che mi sorride.

Ma prima che io sia abbastanza vicina per poterla salutare vedo il tipo losco della metro saltarle alle spalle, coprirle gli occhi da dietro eppoi lei, girarsi di colpo ed esplodere in un abbraccio profondo. Tonfo.

Arrivo trafelata, ”ciao Jessica, sei bellissima!”

“Ciao sorellina, sembri una diva! ho il piacere di presentarti Ibrahim, il mio futuro marito.”

“Ciao, che piacere conoscerti! Ma, non eri anche tu nella metro? “

“Ehm…si, somigli molto a tua sorella ed ho pensato di venire a chiedertelo ma poi ho immaginato

che avrei potuto spaventarti e allora…”

“ma figurati! E’ un piacere conoscerti.”

“Ecco, manca l’ultimo del gruppo, Riccardo, il mio testimone, ma dov’è?

Si eccolo, eccolo li!! Quello con la giacca scura e le scarpe da tennis!”

Sabato

Ci sono giorni che sembrano inutili,

fermi a rappresentare una non appartenenza

Ci sono minuti che sembrano indelebili,

incastonati nel cuore della memoria.

Ci sono istanti che possono sconvolgere i pensieri.

Non so scegliere i più pericolosi

Notti d’Agosto

Se è finito il tempo di lavorare

e ho bevuto l’ultima goccia dalla bottiglia degli alibi,

se ogni singolo verso su questo schermo non è per cantare

e questa neve si poggia in silenzio ai caraibi

E’ perché non so cercare,

perché cercarti è come navigare,

ciechi .

Oggi non sento che un martello picchiare

sulle bugie confezionate a festa dagli alibi,

oggi è come un campo di fiori da concimare

e spargo semi di sogni ai caraibi

E’ perché non ti posso trovare,

perché trovarti è un po’ come sospendere,

ciechi,

una danza fedele, compagna e beffarda.

Un desiderio d’Amore

Saremo Pronti

Saremo pronti a condividere

a limitare il gioco del tempo

Saremo svegli per sorridere

senza confondere il  viaggio con un sonno profondo

 

Saremo forti per sostenere

Il peso dei dubbi e delle paure

Saremo puliti e vestiti di toppe

Ricucite a festa con fili di albe scure

 

Saremo atletici ed allenati

Ad ascoltare i suoni e a dissipare parole

Che allontanano dal vero, possono tradire

Sorte come automi dalle fucine del dolore

 

Saremo ciò che siamo

E siamo sempre stati

Per l’angolo  più distante di un cassetto vecchio

Ove lasciate sempre, per tutti, un raro fiore.